Tipi di latte, quanti ne esistono in commercio?

3 giu 2020


Si parla di latte, senza ulteriori precisazioni, riferendosi convenzionalmente al latte vaccino, la tipologia di latte animale più diffusa in commercio. Ma la scelta al momento dell’acquisto è più ampia, sia perché esistono altri tipi di latte, di origine animale e di origine vegetale, sia perché lo stesso latte vaccino è distribuito in più varianti. Cerchiamo allora, procedendo con ordine, di orientarci tra i tipi di latte a disposizione, per capire e apprezzare le differenze.






Latte animale



Ad essere allevati per la produzione di latte sono soprattutto bovini e ovini. Il latte vaccino è il più diffuso, anche in forma di derivati (formaggi, yogurt, burro), seguito da quello di capra. Il latte di bufala e quello di pecora sono utilizzati soprattutto in ambito caseario. Meno ampia è la diffusione ad uso alimentare di latte equino. Il latte d’asina può essere impiegato come alternativa in caso di intolleranza al latte vaccino, ed è apprezzato in cosmetica per le sue proprietà idratanti e nutrienti.



Latte vaccino



Le varianti di latte vaccino in commercio presentano spiccate differenze, facilmente apprezzabili a livello di gusto e consistenza. Molto dipende, oltre che dalla qualità dell’allevamento, dai trattamenti termici ai quali è sottoposto il prodotto, come pastorizzazione e omogeneizzazione, dalle eventuali operazioni di scrematura e da altri interventi mirati ad esempio a renderlo più digeribile o più ricco di nutrienti.



Latte vaccino



In base a questi elementi distingueremo:



  • Latte fresco - Pastorizzato entro 48 ore dalla mungitura, tra quelli in commercio nella grande distribuzione è il latte che più si avvicina alla sua versione non trattata, ossia il latte crudo. Va consumato entro 6 giorni dalla data di pastorizzazione. L’attribuzione del marchio di alta qualità al latte fresco pastorizzato è garanzia del rispetto di particolari requisiti per stalle e impianti, nonché di un valore proteico superiore agli standard.

  • Latte UHT (Ultra High Temperature) - Sottoposto a un trattamento termico di sterilizzazione ad alte temperature (fino a 140°), il latte UHT ha il vantaggio, una volta sigillato, di conservarsi molto più a lungo rispetto al latte fresco, mantenendo le proprietà organolettiche e nutrizionali dell’alimento. Viene venduto in contenitori tetrapak fuori dal banco frigo e una volta aperta la confezione si conserva in frigorifero per due o tre giorni.

  • Latte HD (High Digestibility) - All’interno degli stabilimenti di produzione del latte ad alta digeribilità, la quantità di lattosio presente naturalmente nel latte viene ridotta a percentuali minime attraverso un particolare processo enzimatico di scissione in zuccheri semplici di questo componente, per molti altrimenti di difficile digestione.

  • Latte funzionale - Dall’integrazione di vitamine e minerali o dalla modulazione dei nutrienti già presenti si ottiene un latte potenziato, indirizzato ad esempio alla crescita dei bambini o a sopperire a carenze nella dieta degli adulti.

  • Latte intero, parzialmente scremato e scremato - Il latte intero ha un contenuto di grassi non inferiore al 3,5%. Il processo termico di scrematura del latte dà origine ad altre due possibili varianti: latte parzialmente scremato, con una percentuale di grassi compresa tra 1,5% e 1,8%, e latte scremato, con una percentuale di grassi inferiore allo 0,5%.



Latte di capra



Valida alternativa al latte di mucca dal punto di vista nutrizionale, il latte di capra è facilmente reperibile in commercio in forma di latte pastorizzato, a media o lunga conservazione, intero o parzialmente scremato. Viene utilizzato inoltre per la produzione di formaggi freschi.



Formaggio di capra



Il latte intero di capra è in media leggermente più grasso del latte intero vaccino ma vanta una maggiore digeribilità ed è naturalmente ricco di calcio. Sono disponibili anche in questo caso versioni arricchite con vitamine e minerali.



Latte vegetale



Alcune bevande somiglianti al latte per aspetto e possibilità di utilizzo in cucina, ma molto differenti dal punto di vista nutrizionale e del gusto, rientrano nella comune anche se impropria definizione di latte vegetale. Alternativa sfruttata dalle diete vegane e dai soggetti allergici o intolleranti al latte di origine animale, il latte vegetale può derivare dalla lavorazione di legumi come la soia, da cereali, tra i quali riso e avena, da semi e frutti come mandorle e cocco.



  • Latte di soia - Molto diffusa in oriente e da anni anche in Europa, la bevanda ricavata dalla soia ha un discreto apporto di proteine vegetali ed è priva di colesterolo. In commercio ne esistono diverse ricette, con o senza zucchero. Alcune varianti prevedono l’aggiunta di vitamine e minerali.

  • Latte di mandorla - Antica tradizione siciliana, la bevanda ricavata dalla spremitura delle mandorle è una delle più diffuse alternative vegetali al latte. Il latte di mandorla ha un limitato apporto proteico e un discreto contenuto di zuccheri, è dissetante e digestivo e si presta a numerose ricette. Viene utilizzato anche in cosmetica per il suo effetto ricostituente per pelle e capelli.

  • Latte di riso - Ricco di carboidrati e povero di grassi, il latte di riso è spesso arricchito con olio di riso e olio di semi e fortificato con vitamine e minerali. Viene utilizzato spesso al naturale, come sostituto vegano del latte.

  • Latte di avena - Ricavato dalla farina di avena, ha un discreto contenuto di zuccheri e pochi grassi. Il sapore piuttosto delicato lo rende adatto a ricette dolci o salate, dove può essere impiegato in alternativa al latte di origine animale.

  • Latte di cocco - Dalla polpa del cocco si ricava un latte vegetale ricco di grassi e con un elevato apporto calorico, molto utilizzato nella cucina indiana e thai.